Parolacce Inglesi: Intervista al Prof. Timothy Jay

 In Imparare l'Inglese Magazine, Interviste

Tabù, parolacce, parole del gatto… Ci sono diverse definizioni per descrivere le espressioni e i modi di dire che non si devono usare. Ma chi decide che cosa può o non può essere detto? Perché? E quante parolacce inglesi esistono? Come Imparare l’Inglese ha intervistato Timothy Jay, Professore di Psicologia al Massachusetts College of Liberal Arts ed esperto di caratura mondiale in materia.

Parolacce Inglesi: Intervista al Prof. Jay

Parolacce Inglesi: Intervista al Prof. Jay

Pronunciare oscenità è comune a tutte le lingue o è un tratto specifico di alcune soltanto? Parlando delle parolacce inglesi, quanti termini osceni possiamo contare?

In tutte le lingue esistono dei termini tabù legati normalmente alla sfera sessuale, religiosa, alle parti del corpo e ai nomi degli animali. Per quanto riguarda l’inglese, si riscontra per esempio che negli Stati Uniti la maggior parte delle parole volgari è legata al sesso e alla religione.

Per rendere un’idea delle cifre, se includiamo anche le parolacce meno frequenti, ne possiamo contare diverse centinaia. Tuttavia, il numero effettivamente usato scende a 70-80 o addirittura a circa dieci, che rappresentano quelle più pronunciate nelle conversazioni a livello quotidiano.

Da dove provengono i divieti riguardo alle parole che non si possono usare?

Centinaia d’anni fa erano principalmente dettati dalle autorità religiose. Oggi esistono anche altre istituzioni che decidono quali termini possono essere considerati accettabili e quali no: si tratta dei media, del tribunale, della scuola, della famiglia o di nuovo della religione. In realtà, se si vuole capire quali figure esercitano un’autorità sulla lingua, è sufficiente provare a rompere una regola in pubblico. Chi censura ciò che viene detto è appunto la stessa persona o istituzione che esercita un’autorità censoria.

Le parole tabù variano a seconda del tempo e del luogo?

La società e i tabù sono strettamente collegati tra loro. Per esempio, in regioni come l’Italia o l’America Latina, nelle quali la religione cattolica ha ancora una forte presa, le bestemmie sono considerate la forma peggiore di oscenità. Al contrario, nei paesi anglosassoni, le parole peggiori sono legate alla sfera sessuale (cunt, letteralmente “organo genitale femminile”, è l’insulto più grave che si possa rivolgere a una persona in lingua inglese, ndr).

Anche il tempo è una variabile. In inglese, le dieci parole delle quali parlavo prima vengono usate da molti anni, mentre altre espressioni colloquiali vanno e vengono. Un buon esempio è quello del verbo to suck, dal significato “non essere bravo/a”, “fare schifo”, che oggi è meno offensivo di quando ero ragazzino. Alcuni decenni fa non poteva essere usata nemmeno la parola pregnant – “incinta”; il livello di bigotteria di un’epoca bacchettona quale fu l’Età Vittoriana ebbe poi una forte influenza in Inghilterra, mentre termini quali ball o cock, inteso come sinonimo di rooster, “gallo”, non erano ammessi in nessun contesto, nemmeno nel caso in cui venissero usati secondo il loro significato letterale. Le cose, comunque, sono cambiate e rispetto al passato la nostra società parla oggi del sesso in maniera più libera, con la conseguenza che diverse parole non vengono più considerate tabù.

Quanto sono frequenti le imprecazioni nelle conversazioni quotidiane? Le parole volgari vengono usate da persone di tutte le estrazioni sociali?

 Il risultato della nostra ricerca ha dimostrato che il numero giornaliero di parole tabù usato dalle persone che abbiamo registrato andava da zero a trecento, con una media di ottanta. Considerando che durante la giornata pronunciamo normalmente tra le diecimila e le quindicimila parole, ciò significa che la percentuale delle oscenità era inferiore all’uno per cento. Può sembrare una cifra esigua, ma in realtà è significativa: basti pensare che risulta essere più alta rispetto a parole molto comuni, quali per esempio i pronomi personali soggetto.

Inoltre, il numero aumenta o diminuisce in base all’ambiente circostante. Va da sé che allo stadio la probabilità di imprecare è molto più alta che in chiesa.

Possiamo affermare che usare parole volgari fa bene alla salute? Può essere considerato come una sorta di sfogo?

 Può avere una funzione catartica. La maggior parte delle persone intervistate durante le nostre ricerche hanno affermato che imprecare le fa sentire meglio, specialmente quando si trovano in situazioni frustranti. Insultare qualcuno che ci ha offesi viene invece avvertito come un modo per pareggiare i conti, mentre l’uso di termini tabù dopo che ci si è fatti male è un tentativo di alleviare il dolore fisico.

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